Arte come fonte di ricerca

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Il perchè della mia Arte.

 

L'arte si fonde con la Scienza.

 Questa ottica innovativa di studio interdisciplinare delle dinamiche del pensiero creativo nell'arte e nella scienza quantistica.

 di Salvatore Cilio.

 

Dove il mondo cessa di essere il palcoscenico delle nostre speranze e dei nostri desideri per divenire l’oggetto della libera curiosità e della contemplazione, lì iniziano l’arte e la scienza. Se cerchiamo di descrivere la nostra esperienza all’interno degli schemi della logica, entriamo nel mondo della scienza; se, invece, le relazioni che intercorrono tra le forme della nostra rappresentazione sfuggono alla comprensione razionale e pur tuttavia manifestano intuitivamente il loro significato, entriamo nel mondo della creazione artistica, ciò che accomuna i due mondi è l’aspirazione a qualcosa di non arbitrario, di universale”.(Albert Einstein)

 

 Così come la scienza è capace di previsione cognitiva nell'ambito del conoscere, l'Arte sa esprimere una funzione estetica anticipatrice dei cambiamenti neurologici evolutivi che modellano gli archetipi della bellezza e della razionalità.

 Infatti una nuova dimensione delle relazioni tra scienza ed arte nasce già alla fine del XX secolo per il fatto che con le tecnologie di esplorazione del funzionamento cerebrale (brain-imagining) si inizia a poter esplorare e a trarre indicazioni su come il cervello risponda alla percezione dell'arte esprimendo un senso di soddisfazione emotiva agli stimoli empatici, che sono espressione della creatività artistica.

  La moderna neuroscienza ha infatti iniziato a comprendere quali siano le aree del cervello coinvolte nella percezione delle forme e dei colori distinguendone le principali attività di riconoscimento, specialmente riguardo alla percezione visiva.

  Altre opportunità di conoscenza neurologica riguardano il ruolo dei Neuroni Specchio (Mirror Neurons) nella attivazione dell'attenzione e nella stabilizzazione di relazioni empatiche, che hanno un forte impatto cognitivo in relazione all'apprezzamento dell'arte.

  Infatti questi neuroni, attivi nella zona pre-motoria frontale, sono capaci di reagire non soltanto a un semplice stimolo, ma anche di acquisire immediatamente il significato di quello stimolo, in modo da favorire l'apprendimento per diretta imitazione, producendo in tal modo un'azione condivisa a distanza, per la quale percezione e esecuzione vengono pertanto a collocarsi in uno schema rappresentativo di comune coinvolgimento tra persone ed oggetti capaci di esprimere empatia.

Certamente tali importanti conoscenze neurologiche, pur aprendo un'ampia riflessione sulle relazioni tra arte e scienza, non esauriscono la problematica della comprensione del valore della estetica, tema che va ben oltre la concezione che tende a limitare il cervello ad un sistema ricettore di informazioni sensoriali.

  Infatti, il cervello è un organo deputato a trasformare l'informazione percepita dai sensi in sensazioni; queste ultime modificano l'iniziale attenzione e il rilevamento di dati informativi in sensibilità di valore estetico ed empatico.

  Non è un caso che si dica che:"la bellezza risiede negli occhi di chi guarda". Il cervello, infatti, formandosi con l'apprendimento, interiorizza l'informazione ricevuta dai sensi, collocandola nel quadro mnemonico, culturale e cognitivo storicamente acquisito, il quale si associa agli archetipi di informazione genetica biologicamente ereditati, per produrre attivamente le sensazioni che appartengono alla costruzione cerebrale del mondo.

  Pertanto, non è possibile isolare, sia nella scienza e neppure nell'arte, il complesso fenomeno delle relazioni tra sensi e conoscenza. Ecco che per me l'arte e una fonte inesauribile di ricerca .

 "Arte", etimologicamente significa "fluidità del movimento", come possiamo vedere nell'antica parola "arteria" nella quale si riteneva si diffondesse "l'aere della vita". Pertanto, l'arte si evolve nella diffusione di una ricerca di innovazione, focalizzata sulle modalità di esprimere e comprendere le capacità di percezione sensibile e la sua concezione scientifica e culturale.


 Una strettissima correlazione tra arte e scienza ha avuto un suo fulcro nel Rinascimento, proprio in quanto è stata centrata sulla diretta osservazione della natura e sul principio geometrico della prospettiva.

  Nel Rinascimento l'arte visiva sviluppò la propria creatività fondandola sulla base scientifica dell'ottica geometrica e sulla credenza che l'occhio fosse rappresentato da un sistema percettivo simile a una camera oscura. Tale concettualità ha permesso di perseguire in seguito una strategia di produzione tecnologica basata sulle concezioni che sono state proprie del realismo scientifico e artistico nell'epoca industriale. In tale contesto storico-concettuale, ogni facoltà cognitiva deriva sostanzialmente dalla osservazione diretta dell'ambiente naturale e umano nella sua reale oggettività percepita.

  Certamente tale criterio comporta l'accettazione di una netta separazione tra soggettività ed oggettività, sia nella conoscenza scientifica sia nell'arte. Tale convinzione ha costituito la ragione essenziale per cui la tecnologia ottica, durante tutto lo sviluppo industriale (all'incirca tra il 1600 e il 2000), ha potuto riprodurre le immagini visive mediante la fotografia, il film e la televisione.

  La produzione tecnologica di immagini, di fatto, si è dimostrata essere nettamente a discapito dell'arte figurativa, la quale, infatti, durante il secolo scorso, ha dovuto progressivamente considerare, tramite lo sviluppo di vari movimenti artistici e pittorici (impressionismo, astrattismo, cubismo, dadaismo e così via), il più completo abbandono della antiquata concettualità di costruzione prospettica delle immagini, inizialmente concepita nell'ambito del Rinascimento scientifico ed artistico.


 Tali movimenti dell'arte moderna nascono sostanzialmente al fine di liberare le forme artistiche dall'arte figurativa, generando varie tendenze di costruttivismo artistico, con le quali si rinuncia alla prospettiva, vista dall'artista quale spettatore e mimo della realtà oggettiva, per approdare ad una ricerca innovativa dell'arte, tendente a esternalizzare una visione interiorizzata dell'espressione comunicativa della mente, tracciando un ponte tra l'arte oggettivistica e quella di indagine soggettiva.


 Le scienze neurologiche, infatti, stavano contemporaneamente demolendo il preconcetto derivante dall'assimilare l'occhio a una camera oscura, ponendo in crisi il pregiudizio che considerava il cervello come un semplice ricettore capace di riprodurre la realtà esteriore, e affermando altresì l'idea che il cervello agisca attivamente nell'elaborare una rappresentazione del mondo finalizzata alle proprie esigenze evolutive, quindi non più come riproduttore di una pura espressione della realtà tangibile.

 Tali studi neurologici, di fatto, trovavano una diretta assonanza con le concezioni dell'ordine dal caos nella percezione visiva , sviluppate negli anni ottanta del secolo scorso dal Laboratorio di Ricerca Educativa della Università di Firenze, nel settore di una ampia riflessione sulla chimica fisica. Il dato fondante di tale riflessione prendeva spunto dal tentativo di dare una congruente spiegazione alla costanza del flusso di informazione tra l'occhio e il cervello, che permette di riconoscere con immediatezza forme a colori visti da varie angolazioni e con diverse tonalità di luce.

  Infatti, se il cervello fosse semplicemente un analizzatore di dati informativi percepiti tramite i sensi, allora il tempo di realizzazione della visione ci fornirebbe solo un'osservazione del passato, per giunta con un considerevole ritardo. Inoltre, data la struttura a strati concentrici dell'analisi della ricezione visiva nella parte occipitale dell'encefalo, ci troviamo ad osservare gradualmente prima una percezione sfuocata a cui, di seguito, si addiziona la percezione dei colori e infine quella del movimento.

 Tale analisi modulare del funzionamento cerebrale dell'area occipitale del cervello è stata ormai messa in chiara evidenza, ma una più completa concezione di integrazione tra le varie aree cerebrali partecipanti alla visione non è ancora stata individuata, in modo da poter comprendere come il cervello identifichi con immediatezza lo scenario esterno in continuo cambiamento di illuminazione e di movimento, mediante un processo attivo e anticipativo, necessario ad attuare una riduzione del tempo necessario all'analisi modulare della percezione cerebrale e a vedere con immediatezza il flusso dei cambiamenti percettivi.


 Nell'arte pittorica, già dall'epoca del Rinascimento fu posta attenzione al fenomeno della simultaneità delle immagini illusorie che, in quanto tali, sono state considerate come un eccezionale paradosso della percezione visiva, ma che comunque dimostrano come, nella scelta percettiva, non sia possibile dividere in due tempi distinti l'azione di riconoscimento sensoriale dalla comprensione significativa cerebrale. L'ambiguità del rilevamento di una duplice significazione dello stesso dipinto, ci dice infatti che per raggiungere la coscienza di ciò che percepiamo visivamente è necessario poter anticipare una cognizione mentale che inquadri significativamente la mera osservazione oggettiva.

  Dalla ricerca che ho fatto sulla creatività si è posto il problema di superare definitivamente l'inadeguato schema concettuale, per cui si ritiene ancora che la retina tracci i contorni della percezione degli oggetti, trattenendone l'immagine della forma come in una camera oscura. Infatti, la cornea ed il cristallino non ricevono raggi di luce ma fotoni, concentrandoli sulla retina e, pertanto, per interazione tra loro, essi assumono un andamento caotico.

 

 

  Inoltre, la retina non è una lamina su cui possono proiettarsi delle ombre, ma è composta di molti strati sovrapposti di cellule fotosensibili, principalmente collocate nella fovea (coni e bastoncelli), deputate alla trasduzione dell'energia luminosa in segnali elettrochimici, che le ghiandole dipolari (a polarizzazione on/off) trasducono in segnali l'informazione, inviandoli selettivamente ai due emisferi cerebrali.

  Di conseguenza, anziché ritenere che nella retina sia impressa una qualsiasi forma geometrica, dobbiamo pensare che essa permetta di produrre un sistema di codificazione della informazione capace di essere recepito dalla ricerca attiva di interpretazione effettuata dal cervello. Quest'ultimo, indubitabilmente, svolge un ruolo interattivo nella ricerca di immagini.

 Lo dimostra, ad esempio, il fatto che il cervello costruisce immagini anche in corrispondenza della zona cieca della retina, dove si innesta il nervo ottico, e che i bambini ciechi dalla nascita tendono a disegnare forme assai simili a quelle dei normo-vedenti, pur con vari difetti riguardo all'orientamento spaziale delle figure nell'ambiente.


 È bene precisare che, oggigiorno, non si tratta di sostituire il paradigma geometrico basato sulla proiezione delle forme, con una semplice similitudine tra computer e cervello, ciò in quanto sappiamo che i neuroni non si comportano come chips di silicio. Infatti, i neuroni sono attivi e non si limitano a fare calcoli statistici, ma muoiono e rinascono e vivono mediante processi metabolici guidati dal DNA, così come fanno tutte le altre cellule viventi.


 In seguito a tali considerazioni, ho iniziato una impegnativa riflessione sulle possibili applicazioni della Fisica Quantistica alle Science della Vita, nell'intento di definire la natura dei segnali che permettono la comunicazione biologica tra ricettori sensoriali e cervello. Ho trattato tale tematica con il titolo " Arte come fonte di ricerca".


 In sintesi, ho proceduto esplorando la relazione tra la costruzione cerebrale di forme visive e la ricezione sensoriale e, in tal modo, me ne sono  accorto di un'importante omissione della interpretazione standard della scienza quantistica del secolo scorso, a proposito dell'effetto di Entanglement, che è fondamentale per la risoluzione dei problemi di significato associabili della comunicazione a distanza in condizioni di simultaneità, ovvero di non localizzabilità di eventi tra loro complementari.

  L'Entanglement (letteralmente: intrigo, condivisione) tra coppie di particelle quantistiche fu inizialmente concepito dal fisico Austriaco Erwin Schrödingen (Nobel, 1933) nel trattare il tema What is Life", e oggi è divenuto il campo di studi fondamentale nello sviluppo di computer quantistici e delle tecnologie di sperimentazione di computer biologici, proprio in quanto l'effetto di Entanglement trasforma le coppie di particelle in una sovrapposizione di pure onde di informazione, le quali permettono di realizzare un'elaborazione simultanea e in parallelo dell'energia. Pertanto,

 

è razionalmente intuibile come il fenomeno dell'Entanglement possa influenzare lo sviluppo delle reazioni biochimiche nell'ampio contesto dei processi metabolici, permettendo una condivisione di immediata segnali di informazione.


 Recentemente, ho riportato questa riflessione sulle applicazioni dell'effetto di Entanglement di Fotoni sulla retina degli occhi, in modo da dare un'interpretazione iniziale del fenomeno della empatia e della sua elaborazione focalizzata sui Neuroni Specchio. Pertanto, il fatto fondamentale che apre una profonda tematica di ricerca tra scienza e arte contemporanea dipende dall'osservazione che la condivisione tra le particelle quantistiche, quali i fotoni, determina una situazione concettualmente nuova, causata della de-localizzazione a distanza dell'informazione.

 Tale effetto genera condizioni che non ammettono più una uniformità dello spazio-tempo di tipo euclideo, ciò in quanto la simultaneità dell'informazione tra particelle correlate a distanza non necessita di trasferimento di energia tra una posizione dello spazio e tra un prima e un dopo del tempo. La struttura dello spazio-tempo di coppie di fotoni-condivisi viene pertanto a modificarsi, producendo un sistema dove la simultaneità di informazione va a corrispondere a una struttura spazio-temporale bidimensionale, sia riguardo allo spazio sia riguardo al tempo.

  Certamente, essendo l'arte, come disse Leonardo Da Vinci, una manifestazione dell'intelletto del tutto complementare alla scienza, anch'essa corrisponde a ricercare un'espressione emozionale della realtà biologica interiore in nuove modalità e forme della Bio-At, da cui emerge l'intelligenza creativa contemporanea dell'uomo, nel mentre le moderne scienze della vita tendono a renderla progressivamente razionale in termini innovativi di ragionevolezza biologica della percezione.

 Perciò, come è da sempre, l'arte spesso tende ad anticipare intuitivamente la costruzione cognitiva della scienza. Per affermarlo Leonardo disse che: le forme sono già nelle mente dello scultore ancor prima che esse entrino formandosi nel marmo.

 La scienza e l'arte quantistica stanno modificando profondamente la nostra percezione della realtà.

Di con sequenza, una fusione tra arte e scienza può generare una potenzialità evolutiva capace di determinare nuove strategie di sviluppo a lungo termine della futura società mondiale del sapere

 Questo assunto parte dalla considerazione che le neuro-scienze ci hanno fatto comprendere che la visione è un processo attivo, ciò in quanto la costruzione dell'immagine avviene direttamente nel cervello, mediante una elaborazione che assume la modalità di individuazione di un identikit attivato dalla azione congiunta di varie aree visive specializzate.

  La percezione dello spazio e della forma, dipendono principalmente dalla capacità specifica di cogliere differenze di segnali che sono diretta funzione della luminosità. La specializzazione delle cellule neuronali ci permette di capire che una cellula specializzata, capace di registrare una linea obliqua verso destra, non si attivi per generare una linea diversamente orientata, così che il coordinamento inter-neuronale permette di definire lo scenario più adatto alla costruzione complessiva della immagine.

  La rapidità della percezione è dovuta alla utilizzazione dei processi mnemonici capaci di riconoscere con immediatezza una delle tante forme che abbiamo cominciato ad immagazzinare fin dalla nascita. La memoria a breve termine ha infatti la funzione specifica di agire in parallelo al sistema percettivo per anticipare la effettiva visione, in modo che al processo diurno di attivazione visiva rimane solo il compito di variare le differenze di segnale, dando l'impressione di un flusso continuo delle percezione delle forme.


 Le variazioni del flusso costante della visione vengono analiticamente costruite dalla successione dei neuroni che si attivano in modo estremamente specializzato e coordinato. Questa specializzazione delle varie aree di neuroni riguarda non solo l'orientamento delle linee, ma anche la struttura di base delle forme e la direzione del movimento; ognuna di queste componenti viene processata in aree cerebrali diverse, separatamente, in un continuo processo di confronto ed interazione.

  Il colore viene pre-attribuito per necessità emotive, così da attribuire emozioni alla percezione visiva mediante la sensazione del colore; ciò avviene tramite l'attivazione complementare di differenti polarizzazioni delle cellule situate nella struttura occipitale del cervello. Pertanto, da quando il funzionamento del cervello è divenuto un fenomeno osservabile è necessario abituarsi a capire che sono i neuroni ad attribuire la sensazione del colore alle frequenze dello spettro della luce e, viceversa, non dobbiamo ancora ritenere che i colori siano proprietà qualitative associate direttamente alle frequenze luminose.

 Infatti, sappiamo che le cellule eccitate dai segnali rispondenti alle tonalità del rosso ovvero a quelle del giallo sono incapaci di percepire i colori complementari rispettivamente del blu e del verde, mentre quelle deputate a percepire la sintesi additiva (dalla combinazione rosso, verde e blu) vedono il bianco. Viceversa, quelle deputate a percepire la sintesi sottrattiva (rosso, giallo e blu) determinano la visione del nero. Quindi, i colori sono predeterminati ancor prima delle forme e del movimento da una particolare sensibilità percettiva di indole emotiva, differenziata per ciascuno di noi, che va a assemblarsi con le altre in particolari aree cerebrali eccitate dagli stimoli visivi.


 In sintesi, le immagini che si formano nel nostro cervello non sono affatto una riproduzione fotografica della realtà, ma un'elaborazione e un'interpretazione fortemente dipendente dalla informazione genetica umana, in risposta ai differenti impulsi di informazione cangianti a seconda delle frequenze e delle loro intensità e delle tonalità della luce recepite dalle molecole fotochimiche presenti nei ricettori oculari, ma anche dalle emozioni e da altri fattori neurologici.

  Di conseguenza, nell'intento di superare definitivamente l'arbitraria separazione tra soggetto e oggetto della percezione, è utile ricordare ancora che cervelli evolutivamente diversi come quelli degli animali e degli insetti percepiscono i colori da uno spettro di frequenze diverso da quello che noi consideriamo visibile e molti di essi neppure vedono i colori, pur se provenienti dallo stimolo delle frequenze umanamente visibili.

  Infine, è noto il fenomeno del metamerismo, per cui colori che sembrano identici alla stessa persona, in vero sono il riflesso di differenti composizioni spettrali. Ancora, conviene ricordare come con l'invenzione della foto Polaroid di Erwin Land, dove tramite un solo colorante e due filtri colorati si ottengono fotografie a svariati colori, le molte teorie del colore si sono dimostrate tutte assai parziali, volendo comunque ridurre la qualità del colore ad un fatto meramente fisico.

  In vero, la parola colore trae la sua radice etimologica dal verbo latino celare (cioè nascondere, coprire con qualcosa), in quanto ciò che c'è ancora da scoprire è proprio la specifica attività del cervello nel determinarne la percezione.
La neurologia della percezione diviene oggi un settore di grande rilievo per la ricerca finalizzata a dare indicazioni scientifiche alla moderna espressione estetica dell'arte pittorica, mentre l'arte potrà anticipare l'evoluzione delle funzioni superiori del cervello non limitandosi all'osservazione del funzionamento dei neuroni e dell'attivazione della ragnatela delle sinapsi cerebrali.

  Certamente neppure la neuro-estetica sostituirà l'estetica artistica, ma comunque tali conoscenze acquisite da un sistema organico di scienziati e artisti, quale quello che si auto-organizza come  " Arte Quantistica", potrà indubbiamente dare un notevole contributo alla ricerca sulla Qualità della Vita, nel quadro dello sviluppo della futura società mondiale della conoscenza.

 A partire dall'enunciazione del principio di indeterminazione (1927) in poi la forma degli atomi non ha più una struttura geometrica come nel modello planetario di Niels Bohr. Di conseguenza, la rappresentazione del mondo microscopico non osservabile visivamente comporta la necessità di accettare il comportamento della duplice natura di onda e di particella.

  La fondamentale ambiguità di comportamento viene a dipendere dal fatto che mentre le particelle sono localizzabili e non sovrapponibili nella stessa porzione di spazio, altresì le onde sfuggono alla localizzazione e diffondendosi nello spazio. Inoltre, esse possono sovrapporsi e intrecciarsi tra loro, interagendo in fase e in sincronia nel tempo ovvero fuori fase e in modo a-sincronico, creando figure di interferenza.

  Da tale sostanziale ambiguità, consegue l'indeterminazione della contemporanea misurabilità della posizione della particella e del moto oscillante ed avvolgente dell'onda ad essa associata. Pertanto, dal punto di vista della costruzione di una immagine, la coppia "onda/particella, non dà adito ad alcuna possibilità di costruirne un modello di forma geometrica.

 

 

  Pertanto, nella Meccanica Quantica, la forma degli elementi costituenti la materia e l'energia, assume prevalentemente la forma descritta dalle equazioni matematiche, che sono funzionali ad individuare la probabilità di localizzazione delle particelle del microcosmo, definendo contemporaneamente la possibile direzionalità dell'onda in termini vettoriali.

  Un riferimento esplicito alle forme classiche viene proposto solo in occasione della discussione dei paradossi a cui dà adito la interpretazione quantistica; vedi, ad esempio, il paradosso detto del  Gatto di Schrodinger. Pertanto, la forma delle equazioni quantistiche non è più indicativa delle relazioni matematiche tra le forme degli elementi costituenti la materia e la struttura vibrazionale dell'energia, le cui interazioni permettevano di descrivere un rapporto di causa ed effetto nelle trasformazioni, così come è stato ai tempi di Galileo e di Newton, e in seguito nella Meccanica Classica.

 
 Certamente l'immaginazione non riesce facilmente a fare a meno di dare forma agli eventi, infatti il cervello non è incline a perseguire forme matematiche del tutto astratte come struttura fondante la propria capacità intuitiva. Pertanto, seguendo il consiglio di Albert Einstein per il quale l'immagine e più importante della conoscenza, al fine di chiarire quanto sopra detto, immaginiamo di poter seguire un fotone proveniente dal Sole verso la Terra.


 Man mano che la temperatura scende dalle altissime temperature solari a quelle estremamente basse del vuoto interplanetario, la particella quantica degrada verso valori imprecisabili della funzione d'onda, Ciò perché man mano che l'energia diminuisce divengono sempre più ampie le lunghezze d'onda assumendo valori meno localizzabili, fino ad un limite nel quale il prodotto delle variabili coniugate diviene definitivamente incommensurabile, proprio a causa del valore imprecisato della onda associata alla particella.

  Di conseguenza, anche nell'esperimento immaginario che tentavamo di eseguire ogni probabile localizzazione della onda/particella, diviene talmente "sfuocata" da non essere più significativa. Comunque, dato che la scienza ammette il principio di conservazione della energia totale, l'energia del fotone, pur al di là della sua misurabilità locale, deve permanere come "energia delocalizzata", ormai deprivata da ogni possibile riferimento ad una qualsiasi forma.


 Ragionando similmente Erwin Schrödinger (1944) ritenne che entro un certo intervallo di temperatura i fotoni potessero unirsi tra di loro creando una specie di intrigo (entanglement quantistico), capace di generare un nuovo ordine neg-entropico (entropia negativa), che al contrario del disordine, diveniva adatto a generare evolutivamente la vita sulla terra, generando in ultima analisi quella informazione della forme viventi che siamo in grado di riconoscere visivamente.

 Tracce di epistemologia della forma nell'arte del '900

 In sincronia con la scienza, anche l'arte contemporanea ha vissuto un periodo di ricerca nel quale il punto di svolta è stato quello di tentare di dissolvere le forme classiche basate sul principio della prospettiva, che precedentemente era stato utilizzato fin dalla sua origine nel Rinascimento. Il motivo dominante del cambiamento della epistemologia della forma pittorica è pertanto sostanzialmente motivato dall'individuare quali fossero le modalità per comunicare direttamente sensazioni estetiche in termini empatici, un rinnovato messaggio artistico, realizzando nuove forme più direttamente correlate introspettivamente alla sensibilità dall'artista. Le modalità del nuovo modo di esprimere la pittura sono state comunque intese in modo tale da convalidare la fine del realismo oggettivo e materialistico, a favore di una concezione, di modelli e di scenari pittorici che concepiscano la realtà in termini di pura informazione, capace di dare una muova percettibilità al mondo delle forme.

 Ad esempio, Henri Matisse (1869-1954) propose una pittura nella quale viene superata la oggettività della forma esteriore, pertanto egli disse testualmente: "Al di sotto di quella successione di istanti che costituisce l'esistenza superficiale delle cose e degli esseri, e che di continuo li modifica e li trasforma, si può cercare un carattere più vero ed essenziale, un carattere cui anche l'artista fa ricorso per dare una interpretazione più duratura della realtà".


 I paradossi visivi emergenti dalla critica della percezione come realtà oggettiva hanno dato origine al Surrealismo, al Dadaismo e ad altri movimenti pittorici, interpretati, ad esempio da René François Magritte (1898-1967) e da Marcel Duchamp (1887-1968), che si proposero una pittura che non fosse retinica, e cioè rappresentativa della oggettività della materia, ma che avesse a che fare con i paradossi della mente, proprio per evidenziare il piacere estetico della riflessione sulle idee della realtà. Anche le ambiguità pittoriche di Maurits Cornelis Escher (1898-1972) ripropongono nuove versioni del surreale finalizzate, più che a stupire, a riflettere sulla facile ingannevolezza della percezione.


 In sintesi, la maggior parte della pittura contemporanea ha teso a rileggere e rappresentare, con ottica nuova, le possibili correlazioni tra forme, colori, emozioni ed immaginario, volendo superare, in correlazione con la fisica quantistica, la tradizionale assunzione del realismo classico, in quanto esso era stato acquisito proprio per assumere un punto di vista esterno ed oggettivo, con l'obiettivo di non implicare fattori introspettivi, quali elementi decisivi della interpretazione della realtà storica.

 L'arte e la scienza contemporanea hanno pertanto assunto come presupposto una ricomposizione tra oggetto e soggetto, cosicché la conoscenza contemporanea è venuta ad assumere il carattere di una partecipazione attiva e creativa dell'individuo, che non è più soltanto funzione di un adattamento all'ambiente. Ciò che viene conosciuto non è più un mondo che esiste indipendentemente dall'osservatore, in quanto la esistenza in sé, pur esistendo in modo indipendente dall'uomo, può non essere conoscibile se chi la osserva non ricostruisce e integra nel sapere la sua stessa rappresentazione mentale.


 In seguito a tale sostanziale considerazione vari pittori, tra essi Pablo Picasso (1881-1973 ), facendo particolare riferimento alle loro esperienze estetiche del periodo pittorico del Cubismo, cominciarono a svincolarsi dalle leggi basate sulla concezione spazio-temporale cartesiana, imponendo una nuova concettualità dello spazio-tempo, che conduce allo sdoppiamento della freccia temporale.

 Gli Orologi Molli di Salvador Dalì, non più rigidi nel segnare il tempo, rappresentano infatti la ritenzione della memoria che è decisiva nella percezione, permettendo di correlare passato e presente nella definizione della visibilità.


 Il Cubismo, in particolare, è stato un movimento artistico che ha segnato i cardini fondamentali del percorso dell'arte contemporanea nel primo cinquantennio del ‘900. Esso iniziò dalla considerazione che il reale condiviso deve essere rappresentato includendo i molteplici punti di vista, i quali corrispondono a diverse posizioni spaziali e temporali degli osservatori.

 Di fatto, anche un singolo spettatore riceve l'informazione che rappresenta nella visione da varie distanze angolature e condizioni temporali; ciò crea una complessità di punti di vista, propri di una rappresentazione multiforme. Pertanto, il Cubismo, proprio per diversificarsi dalla fotografia che rappresenta un univoco punto di vista relativo a un preciso istante determinato dal "click" del singolo operatore, si propose altresì di descrivere la simultanea espressione derivante non più dallo scenario tangibile rappresentato da un meccanismo fotografico, ma di fornire l'espressione di un nuovo scenario intangibile ad una qualsiasi macchina da ripresa.

  In ciò consiste essenzialmente l'impegno del Movimento Cubista che, nelle sue varie interpretazioni, si è dimostrato artisticamente capace di includere la simultaneità di vari punti di vista, al fine di delineare una visione comune, ricca di cromatismi compositi che, in conseguenza di ciò, determinano ambiguità e distorsione della percezione del reale.

  Tutto questo proprio a differenza delle concezioni classiche, basate su una immutabile prospettiva. In tal modo il Cubismo, nella sua particolare attività di scomposizione delle forme condivise, anticipa una critica profonda alla concezione del tempo rivolto perennemente verso il futuro. Infatti, senza una duplicità del tempo, il passato della memoria non avrebbe possibilità di intervento nel modificare il presente e, quindi, l'arte non avrebbe alcuna alternativa per scomporre l'orizzonte degli eventi in elementi spazio-temporali separati dal libero arbitrio dell'artista.

  Infine, il Cubismo introduce una modalità di descrizione di effetti non-locali, che rendono apparente la percezione sensoriale precedentemente considerata come oggettiva e di valore universale; ciò al fine di poter analizzare ed esprimere quelle intuizioni soggettive che presuppongono una molteplice relazione con le forme implicite e archetipiche pre-esistenti nella mente.

 In Italia l'anti-realismo-classico assunse una particolare dimensione che si propose di adeguare l'arte alla velocità e al dinamismo dell'età della macchina, collocando lo spettatore "all'interno dell'opera stessa" per dipingere una realtà in parte creata dall'osservatore.

 

 Tale movimento fu concepito come movimento di lotta condotto da una avanguardia intellettuale non più limitata al rinnovamento della epistemologia della forma, ma con connotato da una maggiore aggressività e intemperanza, così come venne dichiarato nel primo Manifesto del Futurismo (1909).

 

 In estrema sintesi, abbiamo notato come l'arte del ‘900 abbia sostanzialmente condiviso, e a volte anticipato sotto il profilo estetico, ciò che la scienza proponeva sul piano razionale. Infatti, le precedenti tracce sui concetti e sui criteri basilari che hanno pervaso la Scienza Quantistica e l'Arte Contemporanea, sono indicativi di come entrambe le attività cognitive abbiano considerato la realtà come il risultato interattivo creato dall'attiva percezione dell'osservatore.


 In conclusione, durante il secolo scorso la comune impostazione di scienza e arte, ha posto in evidenza l'influenza dell'osservatore nella comprensione della realtà, determinando un graduale superamento del realismo locale, che era basato sull'arbitrario dualismo cartesiano tra soggetto ed oggetto, Ciò ha dato adito, da un lato, al superamento del determinismo nella scienza e, dall'altro, ha dato origine a un astrattismo universale nell'arte, fondato sull'ambiguità delle forme, in modo che il risultato congiunto è stato quello di ridefinire un nuovo rapporto tra soggettività ed oggettività nella intelligibilità della percezione.


 Tra le fine del secolo XX e gli inizi del XXI secolo le scienze neurologiche hanno reso osservabile il funzionamento del cervello, mediante tecnologie non invasive. Questo mi ha permesso di sapere che sia le espressioni razionali sia quelle estetiche sono, in ultima analisi, attività dipendenti dal funzionamento cerebrale. Di conseguenza, per comprendere e sviluppare oggi nuovi contenuti strategici della conoscenza, su nuove basi neurologiche della scienza e della esperienza estetica, diviene necessaria la costruzione di un solido fondamento bio-fisico sulla natura evolutiva del cervello umano.

 

Le recenti scoperte nel campo delle neuro-scienze hanno messo in luce l'attività dei Neuroni Specchio che sono sensibili ad interpretare sensazioni inter-soggettive comunicate a distanza, determinano le capacità di vita sociali tra le specie viventi più evolute.

 

Ebbene tale recente scoperta scientifica ha messo in dubbio la tesi che l'uomo sia determinato geneticamente quale essere naturalmente egocentrico e quindi poco adatto a relazionarsi con gli altri in maniera empatica, percependone i sentimenti di amicizia a di amore, così da divenire capace di emularne i comportamenti, ivi compresi quelli di solidarietà e di altruismo che sono necessari a determinare un futuro comune e condiviso.

 

L'empatia è pertanto l'espressione di un'attività neurologica inclusa nella naturalezza biologica del cervello umano, la quale pertanto potrà trovare una sua maturazione nel divenire sociale in un mondo globalizzato.

 

 Ciò potrà di fatto avvenire solo e soltanto modificando sostanzialmente la cultura e l'apprendimento, al fine di determinare un rinnovato sviluppo economico e sociale definito in termini di Empatia Sociale, finalizzata nel trovare corrispondenza verso una nuova neuro-economia, fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione internazionale, così come oggi risulta storicamente necessario per favorire una cultura adeguata all'evoluzione cerebrale dell'uomo e della donna nella nostra epoca della globalizzazione dei mercati.

 

Alla luce di questo nuovo approccio, Jeremy Rifkin propone una radicale rilettura dell'economia meccanicista che è stata propria dell'epica industriale, oggi in netta fase obsolescente, per sostituirla con una nuova concezione delle Scienze della Vita, proprio in quanto l'era della globalizzazione si associa ad una potente transizione che è quella dell'era dell'informazione interattiva, la quale, per risolvere gli attuali problemi dei limiti dello sviluppo, dovrà fondarsi sull'empatia, ovvero sulla capacità di immedesimarsi, con uno spirito egualitario, nelle esigenze, così come nelle situazioni e negli stati d'animo,degli altri popoli della terra, in modo da definire nuovi paradigmi inter-culturali ed economici più rispondenti alla sostenibilità e solidarietà sociale ed ecologica, un mondo di condivisione globale delle conoscenze.

 

Per comprendere l'empatia, intesa come scintilla che fa scaturire l'interesse umano  per gli altri, per poi maturare come il collante che rende possibile una vita sociale armoniosa, diventa necessario un processo di ristrutturazione trans-disciplinare dei saperi capace  di superare la tendenza riduzionista della scienza meccanicista.

 

Tale nuovo atteggiamento è quello proprio delle strategie di sviluppo generativo della futura società della conoscenza messe in atto dall'arte quantistica.

 

Nel riquadro di tale Strategia Empatica di costruzione della società della conoscenza condivisa, l'arte e la scienza quantistica sono esenti di quel tratto di auto-referenzialita individualista ed accademica che le ha caratterizzate entrambe durante l'epoca industriale, in quanto oggi, assieme, arte e scienza, si correlano sinergicamente alle strategie di innovazione sociale ed economica dell'open innovation e della disruppive innovation.

 

Ciò comporta una radicale modifica del ruolo di guida empatica dell'artista, visto in  termini di compositore contemporaneo di espressioni visive, attivate in collaborazione con gli avanzamenti della scienza quantistica, per determinare con creatività ed ampia capacità di penetrazione comunicativa il profilo, gli indirizzi e le modalità di innovazione sociale ed economica nel quadro della globalizzazione del terzo millennio.

 

Oggi resta solo una stasi intellettuale, che è di fatto un segno puntuale della decadenza e

della frammentazione culturale della struttura sociale ed economica della

vecchia ed obsolescente Società Industriale.”

 

Questa stasi culturale ci sta inesorabilmente portando verso il decadentismo non solo artistico, ma anche, e soprattutto, culturale e sociale.

l’arte oggi

L’arte oggi è strettamente correlata a vecchi concetti sociali, a vecchi modi di intendere

la cultura e il sociale; va da sé che con questi presupposti l’arte stessa è

basata su un formalismo di pura performance estetica con contenuti di solo di business.

Occorre un “movimento di espressione artistica contemporanea che tenda a far breccia sulla uniformità del contesto economico e sociale consumistico”: l’individuo deve riappropriarsi della sua innata

capacità di dialogare ed interagire direttamente con gli altri, con tutti i mezzi che la

tecnologia attuale mette a disposizione.

Arte Quantistica vuole essere il primo passo verso una forte interrelazione fra arte, scienza e società al

fine di operare un cambiamento reale, sostanziale e non solo formale dei

rapporti sociali, culturale ed economici.

la creatività

La creatività artistica e scientifica contemporanea si deve proporre come movimento di

condivisione tra Scienza ed Arte società finalizzato ad evitare

la frammentazione della nostra società, e con essa l’individualismo sfrenato

basato sulla competizione individuale che tende sempre più a divenire asociale ed inumana.

L’Arte Quantistica e al di là delle rappresentazioni estetiche e formali, essa si caratterizza per i

valori che intende trasmettere, per la voglia di cambiamento, per il superamento

del mondo visto e vissuto a comportamenti stagni e per strutture categoriali,

quando parliamo di interrelazione tra arte, scienza e società, vogliamo

affermare con forza che il periodo di transizione che stiamo attraversando

necessita di una conoscenza approfondita della realtà e di tutti i suoi

meccanismi. E questo può avvenire solamente attraverso un dialogo tra scienza,

arte e sacro, come la ricerca scientifica ed in particolare la fisica quantistica insegna.

Sintonizzarsi Empaticamente con l’arte e la scienza.

L’Empatia l’energia che muove il mondo.

Salvatore Cilio

 

 

                                                                                                                 

 

 

La Grande Unificazione.

di Salvatore Cilio Tuttologo.

 Essere Uno con il Tutto, quanto tu sei, non hai più bisogno di nulla.

 

 

 

 

Il razionalismo, il positivismo, il  dogma scientista ci hanno troppo allontanato dalla ruota delle esistenze, dalla pista della vita.

Diversamente, con un come bach spettacolare, noi dovremmo tornare al nostro bio-dromo universale, ove Bios e Tanatos si succedono all'infinito, secondo un processo circolare detto "O" zero, che sintropicamente  rappresenta

sia il Nulla che la Matrice del Tutto.

Ecco il punto.

L’uomo comune non conosce tutte le cause e le conseguenze delle cose, ed è per questo che egli vede le cose stesse nascere e morire: vede le cose sub specie temporis.

Il suo schema mentale e il suo pensiero sono lineari non empatici.

Hanno un’origine ed una fine.

Il realizzato invece conosce tutte le cause le conseguenze delle cose, in quanto sintonizzati empaticamente,e dunque vede le cose sub specie aeternatatis.

Il suo pensiero è ciclico cioè circolare, per lui le cose non nascono, né periscono, non sono collocabili nel tempo, ma sono eterne.

Nella ruota dell’Infinito questi due aspetti esistono sempre e comunque, indissolubilmente e contemporaneamente co-presenti.

Ebbene a questo proposito esiste nel mondo una grande confusione, c’è chi parla del passaggio dell’uomo dal cielo alla terra (incarnazione) e chi invece parla di passaggio dell’uomo dalla terra al cielo (resurrezione) , un simile pensiero causa una visione di morte, perché la radice di tutto ciò che appare come morte, deriva dalla limitazione dell’illimitato.

La mente umana, invece di afferrare il cerchio ciclico della trasformazione in due aspetti della vita materiale (carne corporea, incarnazione visibile ) e spirituale ( carne incorporea, resurrezione invisibile ), come l’una l’eterno coronamento dell’altra.

Così l’Oriente ha scoperto la Reincarnazione e lì Occidente la Resurrezione,ma , al di là della foresta degli stupori che la cosa può sollevare, non è stato afferrato il principio cosi mirabilmente esposto  dal grande iniziato Victor Hugo :” La tomba per l’uomo è il guardaroba dove “Dio= il Tutto dell’Esistente o Uno” viene di volta in volta a cambiarsi d’abito”.

Infatti le due gambe dell’uomo sono la Scienza e il Misticismo che consentono  di avanzare verso la stessa meta, la meta si chiama verità e la verità si chiama verità, non perché non è falsa o perché sia il contrario del vero, altrimenti si cadrebbe nel dualismo e nella contrapposizione, ma perché è unica.

Per rendere meglio l’idea c’è una potente metafora, ignorata da tutti i canoni religiosi del mondo: un giorno Gesù disse che tutto l’Universo è figlio di una donna sterile.

Dunque la creazione è un mito.

Dio stesso è un mito.

La Verginità della Madonna (simbolo della vita ) è un mito.

Finalmente sono caduti i miti, e ora si possono spiegare.

Il fatto è che gli uomini hanno voluto dare il nome di Dio, Padre, Assoluto, ad un Ente locale, Creatore e tavolta antropomorfo, invece che ad una Divinità, Coscienza Cosmica, non-locale, Increata.

Vergine, Immacolata Concezione, perché non mai partorito, in quanto unica.

E ciò è potuto avvenire per millenni e millenni perché da sempre il fatto che la materia sia intessuta in modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare un’intelligenza del più alto livello ed in modo così stupefacente, ha per implicare nella mente degli uomini la presenza di Un Grande Progettista Orchestratore esterno, di Un Grande Architetto costruttore, Super Direttore dell’Universo.

E ciò è avvenuto nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi ( dato che neanche un atomo è materia inerte ) sono in grado di assemblarsi da soli in maniera strabiliante, a seguito di una trasformazione auto-organizzata che lascia sbalorditi.

L’uomo è solo l’adulto della cosiddetta creazione, mentre le pietre sono i bambini.

Ovviamente questa conclusione, suona come una blasfemia agli occhi di una qualsiasi istituzione religiosa.

Eppure viene in mente Dante, un altro grande iniziato, quando dice: “ Vergine da Vir-agens, forza agente” Madre “ la Vita infinita, di cui Eve/Madonna è simbolo”, figlia di tuo figlio” ( XXXIII Canto del Paradiso ) . Se il verso fosse preso alla lettera, anziché nel suo profondo significato, come ciò potrebbe essere possibile?

Ciò spiega, come afferma la fisica quantistica, che una lunghissima evoluzione, durata miliardi e miliardi di anni, ha portato l’Universo Organico, l’Osservato “detto Dio Padre, una struttura naturale interamente intelligente” a configurarsi fino al punto di assumere lo stesso corpo del suo stesso Osservatore “ detto Figlio”. “ Il suo Fattore si fece sua Fattura “ dice ancora Dante, nel XXXIII Canto del Paradiso.

Questo significa che ex duo unus: creandosi il mondo si osserva e osservandosi si crea.

Ciò che esiste dunque è soltanto un Campo Unificato ed Informato totale, di cui la pietra, il fiore, l’insetto e l’uomo sono soltanto il risultato, in termini di un ego emergente, che ne conserva memoria, ciascuno al proprio livello coscienziale, vibrazionale ed energetico.

Pertanto l’informazione primordiale totalizzante e onnipervadente annulla il concetto di separazione tra Materia e Spirito. Ecco perché le indagini condotte dal Cern di Ginevra hanno ormai appurato che la nuova sostanza primordiale, base della formazione dell’Universo “ e dell’uomo, sua manifestazione tangibile “, non è la materia ma l’Informazione. Per cui la Fisica stessa oggi sta ormai affermando che lungi dall’essere riducibile ad una semplice interazione meccanica, la Materia stessa sembra assomigliare sempre di meno ad una sostanza solida , rigida, inerte e sempre di più ad un Campo di Pensiero “ empatico da en phatos = dentro il pensiero “ vivo ed intelligente.

Pensare significa avere un corpo, e avere un corpo significa essere una struttura di pensiero.

Il che significa che quel mondo naturale, che si crede solido e intangibile, sta svanendo sotto i nostri occhi nella evanescenza della sua inconsistenza materiale, per trasformarsi in pura e semplice Informazione.

Un Campo di Pensiero Universale , interamente vivo ed intelligente, ove non c’è posto per la morte, ma solo spazio per passaggi o transizioni da un piano di esistenze ad un altro.

Ciò è quanto emerge anche negli studi condotti a partire dal 2008 dall’Università di Southampton nell’ambito del Progetto Coscienza Umana per il lancio dello studio AWARE, il più grande studio scientifico del mondo su ciò che accade quando si muore, una collaborazione internazionale con la partecipazione di scienziati e medici che richiedono di unire le forze per studiare il cervello umano, la coscienza e la morte clinica.

In particolare in questo programma la focalizzazione della questione viene fatta ricadere sulla conoscenza durante il processo di rianimazione.

Tutto questo conferma quella che la nostra scienza, in ogni suo aspetto, vuole sottolineare per una mente occidentale, la quale non è portata tanto facilmente ad arrendersi all’invisibile realtà, ma vuole delle prove concrete, che siano fornite in modo scientifico.

Oggi sappiamo che l’Energia si offre ai nostri occhi di osservatori come particella, mentre in sua assenza si comporta come onda.

L’osservazione trasforma l’onda in corpuscolo per una interferenza fotonica, inevitabile quando si osserva una qualcosa.

Non solo, ma le particelle sub-atomiche, comunque le si frantumi, non possono essere suddivise in parti sempre più piccoli all’infinito.

Oltre ad un certo limite si ottiene sempre lo stesso risultato: le parti più piccole non sono mai più piccoli di quelle originarie, ma hanno le stesse dimensioni. Il che significa che ogni particella contiene già in sé un’analoga particella, di fatto inseparabile. Per cui ogni particella ne genera un’altra e da questa viene generata, indivisibilmente.

E questa è un’altra prova che l’intero campo informazionale intelligente- denso e non denso o sottile, fatto di particelle sub-atomiche che poi diventano atomi, mentre gli atomi si assemblano in molecole, le molecole in catene sempre più complesse fino a costruire virus, batteri, piante, animali, uomo compreso è indivisibile da se stesso.

E quindi vive sempre sotto qualsiasi forma o aspetto esso possa assumere. Si tratta di una vera e propria coscienza cosmica o Coscienza dell’Infinito, come affermava lo stesso Max Planch, padre della fisica quantistica, nel 1944.

E evidente che nella sua manifestazione questa architettura cosmica assuma una forma che è solo  un’area del Campo Unificato Totale da cui sembra separata e distinta solo per la sua maggiore densità vibratoria in quella particolare zona del campo.

La forma è il ghiaccio rispetto all’acqua. L’essenza e la medesima. Se si vuole: una goccia rispetto all’oceano, per usare una metafora, un coagulo di latte rispetto al latte stesso.

Solo in questo senso è da concepirsi che la coscienza è un’essenza cosmica fisicamente e intelligente, che tutto pervade e che si manifesta in una miriade incommensurabile di aspetti , visibili e invisibili, e che trova la sua massima espressione nell’uomo.

Ebbene non bisogna infatti dimenticare che l’origine del termine uomo lo rivela molto significativamente. Il termine uomo infatti deriva dal sanscrito manava, a sua volta deriva da manas, che vuol dire pensiero o coscienza empirica. Per questo noi siamo creatori dell’universo e, nello stesso tempo, materiale plasmato dell’Universo stesso. E allora ha ancora senso parlare di nascita, morte e resurrezione nelle forme in cui questi processi vengono intesi nelle religioni e nelle filosofie moderne?

O non ha più senso concludere col dire che nella logica della sua unicità, l’Uni-verso ha senso, e noi con lui, solo se lo si considera un circuito a specchio che riflette e infinitamente su se stesso?

Noi oggi continuiamo a parlare di aldiquà e di aldilà solo perche ci troviamo con il punto di osservazione in una di queste due zone. Non riusciamo ad elevarci al di sopra di essa.

Mentre in realtà, cosa dovremmo fare?

Dovremmo comportarci esattamente come un astronauta. Da un satellite che orbita intorno alla Terra noi potremmo vedere la luce in America e la notte in Europa, contemporaneamente, ci accorgeremmo che le due polarità coesistano in uno spazio unico, perché particolarmente ampio.

Ma questa visione si annulla quando lo spazio diventa stretto e quanto lo sgardo passa dall’osservazione del totale a quella del particolare.

Se rimanessimo nel Campo Informativo dell’osservazione totale allora ci accorgeremmo ( da accorgersi, metanoin, lett. Cambiare il proprio modo di pensare, che l’Esistente è un singolo Organismo, una Univivente Realtà Organica, fatta di compartecipazione congiunta tra Chi osserva il Tutto ed il Tutto dell’Esistente che viene osservato.

Altrimente rimarremmo estranei a noi stessi, intrappolati nella visione dell’Altrove anziché in quella dell’essere l’Ovunque e nell’Ovunque, e non vedremmo niente e non sapremo nulla di noi stessi. Ipotesi, tesi,filosofie, metafisiche e altro continueranno a rimanere sovrani/e e a tessere il fascino del mistero.

A nulla servirà neppure l’esperimento eseguito a Ginevra, che porta persino alla formulazione del concetto di Entanglement: due fotoni, di cui noi siamo fatti di quelli, separati tra loro in un circuito a fibre ottiche a 14 miglia di distanza (22 km circa) l’uno dall’altro, rimangono sempre gemellati e in comunicazione, anche quando viene loro imposto di fare una scelta, cosa chi essi fanno simultaneamente, come se fossero uniti.

E come i fotoni, i quark, i bosoni o i muoni si comportano tutti gli elementi dell’Universo, i quali rimangono al telefono tra loro 24 ore su 24. Si può dunque dedurre che se tutto è collegato, o meglio, che se nulla del tutto è stato mai disgiunto, siamo davanti ad un Continuum, in cui anche un elettrone ha una tendenza mentale, al pari di un unico Organismo Universale, in cui istanti, momenti non esistono. Secundum, Tertium o Plurimum non datur.

La differenza tra Ego ed Io è enorme, lEgo ha, lIo è. L’Ego pensa di morire, l’Io vive in eterno.

Quando tu, come essere umano, assumerai la consapevolezza di essere nall’Io o un Io, allora avrai raggiunta la massima consolazione, quella di sapere che tu sei e non che tu hai un dio. Questo significa essere Uno con il tutto. Essere è Uno, intero, integro,intatto vivente. Avere è Due, spezzato, rotto,infranto, morto.

Quando tu sei, non hai più bisogno di nulla.

 

 

 

                                                                                                     

 

 

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